Santa Patrizia e Partenope

Dal sito NapoliExperience:

LA SANTA E LA SIRENA

Col passare del tempo e con la conversione al cristianesimo della popolazione napoletana, la figura della sirena si è reincarnata in nuove figure, come Santa Patrizia, emblema femminile della cultura barocca partenopea.

Da tempo la figura della sirena e’ accostata a quella di Santa Patrizia. Partenope e Patrizia sono entrambe vergini, di famiglia nobile, entrambe giunte da Oriente, entrambe morte sulle coste di Napoli. Toccano gli stessi punti della città, creando due mappe sovrapposte.

Sull’isola di Megaride muore Partenope, ed è qui che viene trovato il suo sepolcro. Nello stesso luogo approda e poi muore Patrizia.

L’antica Partenope, a partire dal V secolo d.C., viene chiamata Palepoli, in contrapposizione alla Neapolis, nuovo insediamento greco. È da Neapolis che una tradizione antica successiva ricolloca il sepolcro della sirena. Sulla stessa collina di caponapoli sorge il Monastero dei Santi Nicandro e Marciano, dove la leggenda vuole sia stato trasportato il feretro della Santa.

Rifacendoci a ciò che affermavano gli antichi e che alla fondazione di una città corrisponda la fondazione di una nuova religione, rifondare Neapolis vuol dire inaugurare una nuova stagione religiosa.

Santa Patrizia si insedia nello stesso luogo della sirena. È lo stesso Dio ad indicarle la strada. Inoltre, il centro nevralgico di un nuovo insediamento si deve porre nello stesso luogo sacro della divinità precedente; in modo da prendere il posto nell’immaginario degli abitanti di quel luogo. È come se fosse un “cambio della guardia”.

Durante la controriforma la Chiesa opera, particolarmente in queste zone, delle strategie di evangelizzazione.

Uno di questi esempi è la santificazione, tra cui anche quella di Santa Patrizia. È attraverso questa nomina che la Santa assume il ruolo e la centralità di una matrona, prendendo il posto della vecchia protettrice, Partenope Il sepolcro di Patrizia diventa un centro taumaturgico contro le epidemie, le catastrofi e tutti i mali che si abbattono contro la città. Oltre al corpo della santa-vergine, ci sono anche le reliquie di altri santi che la regina ha portato con se: le reliquie della croce di Gesù, una parte delle spine che gli trafissero le tempie, uno dei chiodi con i quali fu inchiodato alla croce. Questo corredo di reliquie era fonte di inespugnabilità per Napoli, che si sentiva protetta dai suoi Santi.

La Napoli controriformata diventa una città conventuale: nessuna città ha eretto più di lei tempi all’Altissimo, né ha raccolto nelle sue mura numero maggiore di santi ed ecclesiastici.

Nel 1625 Santa Patrizia viene nominata compatrona di Napoli, affiancandosi così alla figura di San Gennaro, considerato da Dumas: “il Dio di Napoli”.

Patrizia era la figlia di Costante e nipote di Costantino, l’imperatore. Nasce a Costantinopoli nel 340 d.C. alla morte della madre viene affidata alla nutrice Aglaia che la istruisce alla religione cristiana. Affinché si conservasse virtuosa e non frequentasse persone indegne, fu affiancata da 7 donzelle e 5 eunuchi. Santa Patrizia era una giovane divenuta famosa in tutto il mondo per la sua bellezza. Era una donna pudica. Creatura di elevata intelligenza.

Oltre alla bellezza, all’intelligenza e alla pudicizia, un fattore importante che la rende una creatura speciale, è il suo voto di castità.

Uno degli elementi principali della figura della Santa è l’estasi. La fanciulla spesso si offriva a Dio levandosi in estasi. Rimaneva ore intere in preghiera e spesso non si muoveva per molto tempo, senza dare alcun segno di vita. Praticava l’astinenza dai cibi, la mortificazione del corpo, intesa quale nutrimento dell’anima.

Ancora giovane, Patrizia, decide di fuggire per non sposare Patrizio. Questo atto non è fatto solo per conservare la propria castità, ma anche per affermare il valore e la forza della fede cristiana contro l’eresia ariana. In questo modo Patrizia si ribella al volere del suo patrigno.

Pronti tutti i preparativi, nel momento di salpare, il mare inizia ad agitarsi. La santa, allora, stendendo la mano sull’acqua e fatto il segno della croce, calmò il mare. È questo il suo primo miracolo.

Al termine del viaggio Patrizia approda a Napoli, città tanto cattolica e dove, secondo la leggenda, si narra sia stata la prima terra sulla quale sarebbe approdato San Pietro. Qui il Santo avrebbe fondato la chiesa con il nome di San Pietro ad Aram, dove celebrò la prima messa in Occidente. Qui molti si convertirono e venne proclamato il primo vescovo, Aspreno.

Napoli sarebbe divenuta cristiana prima di Roma.

Patrizia visita i luoghi sacri di Napoli, gli ospedali, dona tutti i suoi averi. Visita il monastero dei monaci Nicandro e Marciano. Nel corso della visita la donna si leva in estasi ed indica anche il punto in cui avrà luogo la sua sepoltura, segnando con un dito il pigreco, l’iniziale del suo nome, sul marmo. A pochi giorni dalla sua morte, avvenuta all’eta’ di 25 anni, il corpo della Santa era ancora pieghevole nelle sue membra, emanava un soavissimo odore di gigli, di viole e rose.

Il corpo della santa viene trasportato da due tori su una carretta. La tradizione vuole che nel luogo in cui si sarebbero fermati i due tori, sarebbe dovuto essere eretto un Monastero, nel quale sarebbe stato posto il sepolcro della santa.

Aglaia, che si occupò della celebrazione funebre, si recò presso il duca della città, per esortarlo a ricevere la “preziosa gemma” che Costantinopoli aveva predetto.

Aglaia, ottenuta la piena disponibilità di mezzi dal duca, si rese conto che un’enorme schiera di persone si era recata al monastero per vedere e toccare il corpo della donna. Molti, toccando le sue vesti ne rimasero guariti.

I tori giungono fino alla chiesa dei martiri Nicandro e Marciano di loro spontanea volontà. Il monastero viene concesso dai monaci alle consorelle di patrizia. Aglaia diventa badessa. Nel monastero Aglaia pone le reliquie che erano destinate a Gerusalemme.

Napoli diventa uno dei maggiori centri della Cristianità, per le sue reliquie. Continuamente paragonata con Roma e Gerusalemme.

Napoli diventa nota e lodata non più solo per la sua bellezza del sito, per la sua nobiltà, ma anche per la sua devozione. La città riceve da Dio continui doni che la rendono un luogo d’eccezione. Un esempio è da to dall’elevato numero di sangui che si liquefano, di santi che vegliano sulla città. Di tutti, quelli più miracolosi sono quelli di San Gennaro e di Santa Patrizia. Il sangue di Patrizia si liquefa ogni venerdì. Si tratta di un sangue che non fu mai sparso né vivendo né morendo. Ella lo versa nelle mani di un cavaliere romano, il quale era da molti anni perseguitato da spiriti maligni. In cerca di una cura, l’uomo si reca presso il sepolcro della Santa. Una notte, mentre adorava il suo corpo, volendo di lei una reliquia, prese uno dei suoi denti. Non appena strappò il dente, uscirono dalla gengiva della santa gocce di sangue, come appartenenti ad un corpo ancora vivo. L’indomani mattina, quando giunsero nel sepolcro le suore e il sagrestano, il cavaliere, credendo di essere stato colto sul fatto, porse il dente alla badessa confessando il suo peccato. In poco tempo si diffonde in tutta la città la notizia del miracolo. Le monache raccolsero le gocce di sangue in due ampolle di vetro, dove sono ancora oggi conservate.

Nel 1600 durante una cerimonia, le monache espongono le ampolle contenenti il sangue. Questo da duro diventa liquido: il sangue, se avvicinato a reliquie di altri santi, o messo da solo, rimane solido; se, invece, viene avvicinato ai denti della santa si liquefa.

Patrizia diventa la versione femminile del santo patrono. Nel 1625 diventa compatrona della città, affiancandosi nell’immaginario popolare a San Gennaro. Dal Seicento in poi la liquefazione del sangue, che avviene ogni martedì, è un evento che si manifesta nella Chiesa di San Gregorio Armeno, intitolata alla Santa.

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